Credo che il clima surreale che si è creato, tra negazionismo e stupore sulla vicenda concorsopoli, non aiuta a dare un volto nuovo al sistema sanitario provinciale. E’ un dibattito sterile, direi ipocrita, che oggi fa finta di accorgersi che i grandi enti pubblici ed a capitale misto sono diventati in questa provincia per molti manager apicali, occasione per condividere scelte sbagliate con la politica che li nomina direttamente o indirettamente e poco altro.
Fin dall’inizio del mio mandato mi ero accorto di un vuoto, di una voragine tra le esigenze manifestate dai cittadini ed i servizi prestati da asl Latina. Come se nel tempo, nei meccanismi di trasmissione della macchina di comando, si fossero intrufolati altri interessi, vicini alla politica ed a affari illeciti.
Pur essendo la sanità materia di competenza regionale, ho riscontrato come il controllo politico non fosse sufficiente a riportare l’Asl sui binari richiesti dai pazienti.
Davanti alle classifiche del Sole 24 ore che impietosamente relegava la sanità in provincia di Latina al penultimo posto, si è continuato a considerare con fastidio le ispezioni parlamentari di chi, come me, non ha accettato lo smantellamento della rete ospedaliera e le condizioni difficili in cui versavano i pronto soccorso.
Arrivarono poi alcune inchieste imbarazzanti come “certificato pazzo” che hanno evidenziato come per i delinquenti fosse possibile uscire dal carcere grazie a certificati fasulli emessi però con i veri timbri di medici asl compiacenti.
Un fatto gravissimo che era stato tenuto in sordina nel piano anticorruzione per gli anni 2020 – 2022 previsto dalla legge n.190/2012 e che invece chiesi di modificare inserendo l’accaduto nell’analisi di contesto e mediante l’esplicita previsione di azioni di contrasto.
Analoghe osservazioni posi al responsabile dell’Anticorruzione di Asl Latina per la risonanza magnetica dell’ospedale di Formia, riattivata poi parzialmente solo dopo 7 lunghissimi anni e continui miei solleciti ed accessi agli atti.
Oggi, compito della politica non è analizzare la sussistenza di reati, ma quella di varare norme a sostegno del cambiamento. Chi si sottrae a questa sfida, vuol dire che vuole fare “ammuina”, ma non intende risolvere il problema. La politica deve uscire dalla sanità, i manager Asl devono essere nominati solo per merito, deve essere una commissione nazionale e non regionale, tantomeno un governatore, ad elaborare una graduatoria dei dirigenti sanitari, soggetta a ricorso in sede amministrativa. I policlinici devono avere più fondi e spazio per la ricerca all’intero dei bilanci delle Asl.
Le mie proposte sono chiare e sono già state oggetto di una conferenza stampa tenutasi il 13 aprile presso la camera dei deputati a cui hanno partecipato il prof. Federico Tedeschini ed altri luminari di fama nazionale. Alcune proposte sono poi state oggetto anche di uno specifico ordine del giorno che il governo, la cui visione miope è oggi chiara a tutti, ha deciso di non accogliere.
Una cosa è certa: la politica fino ad oggi non ha premiato i migliori, ma solo i più fedeli. L’alternativa al sistema che si è creato c’è, ma ognuno di noi deve essere consapevole!