La Crisi della Legalità nella Provincia di Latina: Un Urgente Appello alla Giustizia


A distanza di poche ore, la provincia di Latina è stata scossa da due episodi eclatanti.
Il primo, gravissimo, riguarda la tragica morte di Satnam Singh, bracciante agricolo morto in circostanze terribili. Il secondo è l’arresto in flagranza di reato dell’assessore ai lavori pubblici del Comune di Ponza, Danilo D’Amico, sorpreso ad intascare una tangente di €5000. Questi due eventi, apparentemente distanti, sono legati da un comune denominatore: una propensione all’illegalità diventata cronica nella nostra provincia.
In provincia di Latina, l’illegalità non è più un’eccezione, ma una regola. La corruzione e l’impunità sono diventate strutturali, tanto che molti politici e imprenditori esercitano pressioni indebite su chi deve far rispettare la legalità. Questo sistema marcio il più delle volte impedisce alla giustizia di fare il suo corso e favorisce una cultura di illegalità radicata, ma anche un insopportabile senso di impunità che scoraggia i cittadini onesti a fare segnalazioni o a metterci la faccia.
Negli ultimi sette anni, non si sono visti atti significativi per la legalità in Parlamento per rafforzare i presidi di legalità nella provincia di Latina. Nonostante gli sforzi della procura e delle forze dell’ordine, che affrontano seri problemi di organico, nonché il fenomeno sconosciuto della territorializzazione di molti militari/civili in servizio che non adempiono alle loro funzioni. Le iniziative legislative per contrastare la corruzione e migliorare le condizioni di lavoro sono state inesistenti, lasciando il campo libero alla criminalità organizzata e alla corruzione politica. Inutili sono valsi i miei appelli trasformati in ordini del giorno per il super commissariato di polizia di Formia, i tanti solleciti per il commissariato di polizia ad Aprilia o la sezione distaccata della DIA in provincia sulla falsa riga di Foggia, tanto per citare solo alcuni esempi.
La morte di Satnam Singh è stata trattata con attenzione solo a causa della sua efferatezza. Fa riflettere l’atteggiamento disumano e pilatesco del titolare dell’azienda che ha parlato di leggerezza del suo dipendente. Se non fosse stato per la gravità della tragedia, sarebbe stata facilmente derubricata a un semplice incidente sul lavoro, come accade troppo spesso in un contesto dove la vita dei lavoratori agricoli è svalutata e invisibile. Questo riflette una drammatica indifferenza istituzionale verso le condizioni di lavoro disumane e la sicurezza dei braccianti. Per avere contezza di quello che accade a pochi chilometri da Roma nei palazzi istituzionali basta leggere le inchieste fatte da Marco Omizzolo, da anni, per avere idea della piena dell’orrore che quotidianamente avviene nella nostra provincia.
Ma il bello è che la politica pontina, dopo ogni arresto, interviene con il consueto tanto sterile “plauso alle forze dell’ordine”. Questo resta un esercizio sterile quando non si traduce in azioni preventive e concrete. La retorica non basta per cambiare una realtà in cui l’illegalità è sistematica e le azioni preventive sono del tutto assenti. Forse non conviene a più di qualcuno. Pensate che abbiamo politici impegnati in Parlamento da anni che nemmeno partecipano alle ricorrenze della Festa della Repubblica o anniversari delle forze di polizia, solo per far capire quanto sono distanti da questi temi.
Nel 2018, come rappresentante del territorio, ho consegnato personalmente alla questura una targa di un camion con diversi braccianti a bordo, contribuendo all’arresto di alcuni caporali. Inoltre, penso di essere stato l’unico ad aver visitato il “ghetto” di Bella Farnia a Sabaudia, denunciando la totale assenza dello Stato in un quartiere privo di qualsiasi forma di legalità. Questo dimostra che azioni concrete possono fare la differenza, ma devono essere supportate da un impegno costante e reale delle istituzioni. Cosa che non accade in questa provincia.
Non possiamo più permettere che tragedie come quella di Satnam Singh o episodi di corruzione come quello di Danilo D’Amico diventino la normalità. Anche se sono consapevole che tra una settimana sarà buttato tutto nel dimenticatoio. La provincia di Latina merita di meglio. È ora di rompere il ciclo di illegalità e impunità, di sostenere le forze dell’ordine con atti seri, e di esigere azioni concrete dai nostri rappresentanti politici, finanziando con le giuste risorse i presidi di legalità che realmente necessitano alla provincia.
Non servono chiacchiere o manifestazioni, servono controlli reali e non girarsi dall’altro lato perché qui c’è un profondo problema di legalità che denuncio da anni senza avere riscontri.