Il progetto del biodigestore di Anagni, un impianto per trattare 84mila tonnellate di frazione umida, merita la massima attenzione. Ritengo che un’iniziativa del genere non possa essere calata dall’alto e che tutti gli interrogativi posti dai cittadini e dalle diverse associazioni presenti sul territorio debbano avere rapida ed esaustiva risposta. La green economy, uno dei pilastri dello stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza, punta su biogas e impianti simili, ma è ormai noto che tali impianti creano spesso enormi problemi di miasmi e non solo, oltre a quelli di traffico per via dei camion carichi di rifiuti da e per quelle aziende. L’Italia ha bisogno di una svolta verde nell’economia, ma deve essere uno sviluppo realmente ecocompatibile, basato sulle migliori tecnologie e tenendo conto del contesto in cui vengono autorizzati particolari impianti. La provincia di Frosinone ha sofferto e continua a soffrire terribilmente a causa di una politica industriale selvaggia portata avanti negli anni passati e quella della valle del Sacco, dei veleni sversati per troppo tempo in quei luoghi, è una pagina nera per tutto il Paese. Mi sembra che neppure il sottosegretario all’ambiente si stia curando di un problema del genere e dunque me ne farò volentieri carico, approfondendo il progetto del biodigestore, in particolare gli elementi critici, e cercando di fornire alla comunità le risposte a cui ha diritto.