EROSIONE COSTIERA

Le coste basse sabbiose in Italia, da molti decenni sono soggette a elevati fenomeni di erosione. Storicamente gli interventi di difesa sono stati basati sulla costruzione di opere rigide  (scogliere, pennelli, difese radenti ) che hanno risolto il problema nella zona di intervento ma causato  una generale accelerazione dei processi di erosione in lunghi tratti dei litorali limitrofi (sottofluttto).

 

Il conseguente moltiplicarsi di tali opere mirate a porre riparo ai danni creati dai precedenti interventi ha prodotto una deleteria  destabilizzazione delle coste e conseguentemente una forte vulnerabilità delle stesse.

 

Alcune Regioni nonostante abbiano contribuito  alla elaborazione delle “LINEE GUIDA NAZIONALI  PER LA DIFESA DELLA COSTA DAI FENOMENI DI EROSIONE” (novembre 2016) secondo le quali sono da escludere opere rigide aggettanti in mare,  continuano invece ad autorizzare tali erronei interventi.

 

Si spendono sciaguratamente denari pubblici per opere che producono danni molto superiori ai benefici.

 

Il noto geologo Mario Tozzi, in una intervista rilasciata al quotidiano “IL TEMPO” (4/04/2018) ha fatto rilevare che la principale causa dei dissesti sulla costa romana è dovuta alla costruzione del nuovo porto turistico di Fiumicino e alla realizzazione di difese delle spiagge con opere assolutamente improprie quali scogliere e pennelli rocciosi. Ed ha consigliato il blocco di qualsiasi opera portuale e di difesa rigida sull’intera costa laziale.

 

Già nel 2008 il protocollo ICZM di Madrid da approvato dagli Stati Membri della Convenzione di Barcellona  si è posto come obiettivi : la preservazione delle zone costiere “a vantaggio delle generazioni presenti e future” assicurando “la conservazione dell’integrità degli ecosistemi, dei paesaggi e della geomorfologia del litorale”; obiettivi  da raggiungere mediante l’esecuzione di “valutazioni preliminari dei rischi associati alle varie attività umane e infrastrutture, in modo  da prevenirne e ridurre   gli impatti negativi sulle zone costiere”.

 

Tornando all’Italia troppi progetti non sono corredati dalla valutazione di incidenza su area vasta di opere aggettanti in mare.  Talvolta si è proceduto furbescamente, per evitare di mettere in rilievo la presenza, in un’area di studio di adeguata ampiezza, di Aree Protette e SIC suscettibili di subire dissesti.

 

La terra su cui viviamo non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli. Per questo credo che sia giunto il momento di osare, consapevoli che senza interventi sostenibili non ci sarà futuro né per l’ecosistema marino, né per gli arenili.

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