Gettare una o più bombe Molotov in una scuola e non provocare una strage forse solo perché il combustibile scelto non è adatto o l’accendino si è inceppato, non può essere archiviato come il raptus di un adolescente o la disattenzione del suo insegnante. Ci stiamo incamminando in un sentiero pericoloso, in cui ci hanno preceduto, purtroppo, molti paesi occidentali. I fermenti ci sono tutti, da anni, ma la società civile e la politica hanno preferito rivolgere lo sguardo altrove.
Lo avevo già detto nel caso di Desirée. Confinare una morte o altro evento irreparabile addossandoli al disagio sociale o psichico di un giovane è come anteporre un feticcio per rifiutarsi di capire che il fendente colpisce l’intero sistema sociale in cui vive ed è cresciuto. La politica deve tornare a volgere lo sguardo verso i giovani, evitando che si restringano tragicamente le opportunità a loro disposizione.