Il cosiddetto Decreto Sostegni proprio in questi giorni ha mostrato tutti i suoi limiti nella distribuzione dei ristori ed è risultato evidente come sia stato improntato a una logica spartitoria piuttosto che alle reali esigenze delle imprese e dei lavoratori. Rischiamo che lo stesso accada con il Decreto Sostegni bis, che tra l’altro, come ha fatto intendere il presidente Mario Draghi, sarà l’ultimo provvedimento dedicato a far recuperare almeno qualcosa ai tanti che a causa della crisi economica generata dall’emergenza coronavirus sono in enormi difficoltà. Ho cercato di intervenire, per eliminare alcune storture, presentando 33 emendamenti, volti principalmente a non lasciare indietro le piccole e le microimprese, in larghissima parte dimenticate dall’inizio della pandemia. Il 40% delle partite Iva è rimasto fuori dal nuovo decreto e ho così introdotto nelle proposte l’allargamento della platea dei ristori per le imprese fino a 12 milioni di euro di fatturato, con la riduzione delle perdite sofferte dal 30% al 20% del fatturato, e l’incremento di 300 milioni di euro del fondo per le attività chiuse. A questi fondi saranno chiamati a dare un “contributo di solidarietà” dell’1% coloro che hanno dichiarato nell’anno di imposta 2019 redditi superiori ai 150mila euro. Si tratta a mio avviso di una misura di equità sociale, a cui ci sottoporremo per primi noi parlamentari. Nel nostro caso infatti il contributo applicabile su retribuzioni ed indennità da incarichi partirà già dalla soglia dei 90mila euro (15%) per innalzarsi sopra i 150mila (25%). Per i percettori di reddito da finanze pubbliche è invece previsto un contributo sopra il 10% oltre la soglia dei 90mila euro. Uno specifico pacchetto di emendamenti è poi dedicato al settore turistico-ricettivo e termale, con la previsione di un ristoro superiore a 150mila euro per le imprese con ricavi superiori ai 10 milioni di euro, ed il riconoscimento di un credito di imposta fino a 800mila euro per la ristrutturazione ed efficientamento energetico di queste attività. Un settore che tanto ha dato al Paese, che è stato ignorato a partire dallo scorso anno e a cui da tempo sto cercando di dare aiuto. Trovando assurdo che i governi che si sono succeduti abbiano snobbato completamente, sia in tema di moratorie che di ristori, il settore para-alberghiero, quelli che pur non avendo partita Iva versano regolarmente le imposte e per i quali la diminuzione dei corrispettivi è dunque perfettamente quantificabile, ho inoltre previsto un contributo pari all’80% delle perdite. Maggiori risorse sono poi previste per tour operator, guide e accompagnatori turistici. Prima di parlare del “lavoro che verrà” è però fondamentale ridurre al minimo la perdita del “lavoro che c’è”, e per tale ragione ho proposto di differire l’entrata in vigore del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, nonché lo spostamento del termine entro il quale sarà possibile stipulare contratti di rioccupazione, dal 31 ottobre 2021 al 1 luglio 2022. In un periodo così complesso, dove la ripartenza per il tessuto delle piccola impresa e della microimpresa è appeso ad un filo, ho infine chiesto di allungare i termini delle moratorie bancarie anche alla quota interessi, e quelli per la presentazione delle dichiarazioni fiscali, sia per i redditi che per per l’Imu, garantendo la limitazione ai casi più gravi della responsabilità per errori nella trasmissione nella richiesta di contributi.