Negli ultimi anni, l’indebitamento per spese turistiche, sta diventando un fenomeno sempre più diffuso, soprattutto tra i giovani. Secondo i dati riportati, sono stati erogati oltre 250 milioni di euro in prestiti per le vacanze, con un incremento del 12% rispetto all’anno precedente. Una domanda su tre proviene da persone con meno di 30 anni, e l’importo medio del prestito si attesta sui 5.425 euro, da rimborsare in 50 rate.
Questo dato è allarmante e pone diverse domande: come siamo arrivati al punto di doverci indebitare per permetterci un lusso come una vacanza?
Colpa della globalizzazione, della pressione sociale o dell’aumento del costo della vita? Uno dei problemi principali sembra essere la pressione della globalizzazione, che spinge i giovani a volere esperienze e stili di vita in linea con i trend internazionali.
I social media amplificano questa pressione, mostrando immagini di vite perfette e vacanze da sogno, portando i giovani a voler emulare ciò che vedono, anche a costo di indebitarsi.
È innegabile che la globalizzazione abbia reso più accessibili viaggi e prodotti, ma ha anche innescato una competizione implicita per tenere il passo con uno stile di vita insostenibile per molti.
A peggiorare la situazione, ci sono i salari stagnanti e l’incapacità di molti giovani di risparmiare a causa dell’aumento delle spese quotidiane. Il mercato del lavoro frammentato e precarizzato rende difficile per i giovani accumulare denaro per le vacanze senza ricorrere al credito.
Eppure, nonostante queste difficoltà economiche, la pressione a “godersi la vita” è enorme, tanto che molti preferiscono indebitarsi piuttosto che rinunciare a una vacanza. Oltre agli aspetti economici, esistono motivazioni culturali e sociali dietro questa tendenza all’indebitamento. La cultura dell’immediato, alimentata dal consumismo sfrenato, ha portato le persone a cercare gratificazione istantanea piuttosto che pianificare a lungo termine.
Una volta, le vacanze erano considerate un lusso da meritarsi dopo aver risparmiato, oggi invece vengono percepite come una necessità, un diritto acquisito che si è disposti a ottenere anche indebitandosi.
In questo contesto, la globalizzazione gioca un ruolo chiave, perché ha diffuso ovunque modelli di consumo e stili di vita che portano le persone a sentirsi “fuori dal giro” se non riescono a permettersi certe esperienze.
Tuttavia, l’aspetto più preoccupante è che questa tendenza all’indebitamento per spese voluttuarie rischia di creare un circolo vizioso: i giovani si trovano a contrarre debiti per esperienze temporanee, come le vacanze, e poi devono affrontare anni di pagamenti per ripagarli, senza aver effettivamente migliorato la loro stabilità economica.
Le banche e gli istituti di credito, dal canto loro, hanno facilitato questo fenomeno, rendendo sempre più facile accedere al credito per coprire spese non essenziali, come le vacanze. Non si tratta più di prestiti per necessità, ma di soluzioni rapide per soddisfare desideri immediati, contribuendo a perpetuare un modello economico che incentiva il debito piuttosto che il risparmio.
In definitiva, la crescente tendenza dei giovani ad indebitarsi per spese voluttuarie come le vacanze riflette un problema strutturale più ampio: la cultura dell’immediato e del consumismo globalizzato che ci spinge a vivere al di sopra delle nostre possibilità. Se questa tendenza continuerà, il rischio è che vacanze e altri lussi diventino sempre più riservati a chi ha mezzi reali per permetterseli, lasciando chi si indebita con una finta sensazione di benessere, ma con un pesante fardello economico.