Il consiglio regionale del Lazio ha approvato ieri la mozione n. 449, presentata da Paolo Ciani (Centro solidale-Demos), che chiede alla giunta regionale di verificare se il prezzo di vendita (409mila euro) del complesso immobiliare facente parte dell’ex stazione di Gaeta alla società Immobiliare Cavour srl da parte del Consorzio per lo sviluppo industriale Sud Pontino sia congruo e non inferiore ai valori di mercato e se tale operazione immobiliare possa compromettere la realizzazione e la fruizione della nuova tratta ferroviaria Formia-Gaeta. Una decisione che arriva dopo la mia richiesta al presidente Nicola Zingaretti di esercitare i suoi poteri di controllo, come previsto dalla legge regionale, sull’operato del consorzio industriale Sud Pontino, ente partecipato. Il disinteresse del Comune di Gaeta per l’acquisizione di un’area strategica, sulla quale peraltro aveva effettuato lavori pubblici, ed una strana triangolazione che ha permesso ad un privato di entrare in possesso di varie particelle ed un immobile ad un prezzo irrisorio, per poi concederla in affitto ad una società che ha avuto in concessione la rimanente porzione, è apparsa strana non solo a me, ma ad altri 28 parlamentari di diversi schieramenti politici, che hanno presentato una interrogazione scritta presso la Camera dei deputati. La domanda rimane ancora oggi del tutto attuale: perché vendere a un terzo a un prezzo così basso quando si poteva dare in concessione direttamente l’intera area? Ringrazio il consigliere Ciani che si è fatto carico di portare nell’aula della Pisana questo argomento scottante attraverso una mozione ed il consigliere Marco Cacciatore di Europa Verde che l’ha sottoscritta, dopo aver promosso caparbiamente un accesso agli atti. I cittadini devono però sapere che la mozione approvata, che dà mandato alla Regione di appurare se vi sia stata una spoliazione del patrimonio pubblico, non è stata votata da diversi consiglieri regionali, tra cui Giuseppe Simeone. È la conferma che nella nostra provincia esiste una classe politica rampante che privilegia il profitto privato alla tutela dei beni comuni. E’ ora che la spoliazione del patrimonio pubblico, a cui fa da contraltare la lievitazione del costo dei servizi pubblici a pagamento e delle bollette, finisca!