Fin dall’inizio del mio mandato mi sono interessato della Pedemontana, un’opera attesa da anni per collegare il sud della provincia di Latina al resto del Paese, da molti politici data come di imminente realizzazione e mai partita. Ho pensato, viste le tante rassicurazioni che erano state date, che il problema fosse recuperare soltanto le risorse ancora mancanti, ma come ho già ho avuto modo di dire ho purtroppo scoperto che non era così. Per quella strada manca tutto o quasi e, andando avanti, quello che va emergendo è sempre peggio: sessanta anni di sperperi di denaro pubblico e di menzogne ai cittadini. Nel mio lavoro sono stato e continuo ad essere sostenuto dal Comitato per l’Incolumità Stradale degli Abitanti di Formia, che ha ora presentato una denuncia, preannunciando di voler chiedere un risarcimento per i danni subiti dai cittadini. E’ ora che la magistratura indaghi su quanto accaduto e che vengano appurate eventuali responsabilità. Troppi sinora gli interventi politici inconcludenti, gli studi falliti, gli espropri costosi compiuti e poi annullati e i rimpalli di responsabilità. Ho presentato richieste di accesso agli atti all’Anas e attualmente non è ancora stato possibile ricostruire dettagliatamente tutti i vari passaggi tecnici e neppure il totale del denaro sinora inutilmente speso. Basti pensare che sulla Pedemontana, il 30 settembre 2008, ben 13 anni fa, è stata siglata una convenzione tra Anas e Regione Lazio, per un progetto da 770 milioni di euro, che il Cipe non ha mai approvato. Poi, nel 2014, il Comune di Formia ha proposto una riduzione della lunghezza viaria, un’opera insomma economicamente e tecnicamente maggiormente sostenibile, ma solo nel 2019 è stato previsto che il costo dell’infrastruttura sarebbe stato di 172 milioni, di cui già finanziati 79 e già spesi senza alcun risultato utile oltre 3,7. Ho infine scoperto che l’Anas soltanto il 6 agosto scorso ha stipulato il contratto quadro con il progettista aggiudicatario e non si riesce ancora a sapere neppure se si sia proceduto anche alla stipula del contratto applicativo. Senza contare che mancano ancora uno studio preliminare ambientale, uno studio per la valutazione dell’interesse archeologico, controlli di sicurezza, autorizzazioni e pareri tecnici, urbanistici e ambientali, che portano a una previsione di appaltabilità al 2024. Servono dalla magistratura risposte in particolare su quanto esattamente è stato speso inutilmente sino ad oggi, che a quanto pare sono circa 10 milioni, sulle responsabilità di Regione Lazio e Anas, sugli incarichi e i compensi ai diversi progettisti, sulle gare d’appalto e sui costi per gli espropri. Sono domande a cui il Comitato per l’Incolumità Stradale degli Abitanti di Formia, che mi ha sinora sostenuto, chiede risposta e a cui auspico la Procura la fornisca il prima possibile e nel modo più esauriente possibile.