La discutibile situazione della medicina di emergenza in provincia di Latina è oggetto di una interrogazione parlamentare presentata dai deputati Raffaele Trano primo firmatario, Ilaria Fontana e Celeste D’Arrando.
Il ridimensionamento dei sette Punti di Primo Intervento messo in cantiere da Asl Latina, può aggravare le difficoltà in cui si trovano ad operare i medici del primo soccorso, già costretti ad affrontare un corposo numero di accessi quotidiani e la promiscuità dello stazionamento dei pazienti.
Sono diverse le segnalazioni ricevute, a cui si aggiungono articoli di giornale, in particolare presso il nosocomio Santa Maria Goretti di Latina e le visite effettuate personalmente.
Due episodi di cronaca, verificatisi proprio in questi giorni presso i nosocomi di Formia (Dono Svizzero) e Fondi (San Giovanni di Dio), rafforzano in modo ancora più evidente la necessità da parte degli organi preposti di dedicare maggiore attenzione al ruolo del personale medico ed infermieristico che opera nell’ambito di questa specialità medica, spesso in condizioni contrattuali che ne mina la serenità.
Il quadro si chiude con le infinite liste di attesa per gli esami clinici, tanto da costringere i pazienti a veri e propri pellegrinaggi verso le strutture private. Sta di fatto che mentre il commissario governativo Nicola Zingaretti insiste sulla prossima uscita della Regione Lazio dalla sanità e presenta ottimi dati per i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), la provincia di Latina è penultima nella classifica pubblicata dal quotidiano “Italia Oggi”
Di seguito il testo completo dell’interrogazione diretta al ministro della sanità Giulia Grillo.
— Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che: in data 14 gennaio 2019, secondo quanto riportato dal giornale telematico Latinaquotidiano.it, presso l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina risultavano accessi per 133 pazienti «di cui 40 in attesa, 57 in trattamento, 29 in attesa di ricovero o trasferimento e 7 in osservazione breve intensiva»; secondo l’articolista tale numero di accessi pone il nosocomio di Latina al quarto posto nella classifica regionale (i primi tre si trovano a Roma); la professionalità del personale sanitario si confronta quotidianamente con pazienti costretti sulle barelle, su letti di fortuna e in ambienti promiscui; pur considerando il particolare periodo di picco influenzale, tale situazione ad avviso degli interroganti può essere ulteriormente aggravata e ripercuotersi anche sugli altri ospedali della provincia a causa della trasformazione dei 7 punti di primo intervento (Ppi) presenti nel territorio provinciale in ambulatorio di cure primarie specializzate (Acps); gli esami clinici e i tempi di attesa rappresentano un rebus irrisolto come evidenziato da visita conoscitiva effettuata dal primo firmatario del presente atto presso il nosocomio Dono Svizzero di Formia insieme alla deputata Ilaria Fontana e al vice presidente della commissione regionale sanità Loreto Marcelli e dal successivo accesso agli atti da cui risultava che a distanza di 6 anni dall’acquisto e 39 passaggi burocratici la risonanza magnetica non è stata ancora installata e per una situazione simile presso Sezze è in corso un secondo accesso agli atti –: quali iniziative il Ministro intenda porre in essere, anche per il tramite del commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, considerato che, nonostante il livello dei livelli essenziali di assistenza dichiarato dalla regione Lazio, la provincia di Latina risulta penultima a livello sanitario nella recente statistica nazionale pubblicata dal quotidiano «Italia Oggi».
Un ospedale generale di zona dovrebbe poter servire una utenza NON INFERIORE a 500.000 unità. La nostra provincia ha un numero di abitanti al succitato limite. Gli ospedali tutt’ora in servizio, pur se dimensionati nei reparti, sono restati quasi tutti. Se si dovesse guardare al passato, nell’800 ad esempio, gli ospedali generali erano presenti solo nelle grandi città dove dalle ASTANTERIE, una forma di day ospital, venivano trasferiti i pazienti necessitanti di terapie ed interventi importanti. Ci si serviva delle ambulanze trainate da cavalli e, con i tempi che necessitavano per raggiungere l’unità centrale, spesso i pazienti non vi giungevano vivi. Con una attenta analisi delle strutture esistenti si potrebbero assegnare i reparti creando delle ECCELLENZE ove i pazienti, dopo una attenta diagnosi dai Pronto Soccorsi, potrebbero essere trasferiti con ambulanze, nei casi meno urgenti e eli trasportati nei casi urgenti. E’ ora di finirla con le troppe strutture e gli “STAFF” di addetti, che gravano sul bilancio dove insistono. Dividendo i compiti snelliremmo il sistema che potrebbe funzionare egregiamente senza gravare su di una unica unità.
La gestione della sanità pubblica fa acqua dappertutto in provincia di Latina. E le conseguenze peggiori ricadono sulle fasce sociali più deboli e a rischio quando i cosiddetti servizi di prossimità dovrebbero tentare di allievare le sofferenze di chi è in credito con la malasorte. Sotto la lente d’ingrandimento è finita la gestione di quello che dovrebbe essere il fiore all’occhiello della sanità pubblica, l’assistenza domiciliare integrata della provincia di Latina, esternalizzato attraverso una gara pubblica. “Il personale addetto – infermieri, fisioterapisti e logopedisti – sta svolgendo davvero un’azione egregia. Oltre alla loro riconosciuta professionalità, questi specialisti con un lavoro oscuro e umanamente delicato, stanno contribuendo ad allievare le sofferenze di tantissime sfortunate persone anche…a spese proprie, oneri che, invece, dovrebbero essere a carico del servizio sanitario nazionale. Mettono a disposizione le loro auto private per effettuare numerosi spostamenti e lo fanno senza l’adeguato e previsto riconoscimento. Anche per il rimborso spostamento tante promesse non mantenute quando invece i decreti regionali, tra cui il D.G.R. 326/2008 sull’ottimazione del modello regionale di assistenza sanitaria domiciliare e relative tariffe ed il D.G.R. 325/2008 sull’approvazione dei requisiti ulteriori per il servizio di assistenza domiciliare richiamati nel capitolato d’appalto, prevedono tutt’altro. Si tratta di un’altra e grave violazione normativa che sta creando una situazione di grave inadeguatezza ed inefficacia sul servizio reso al cittadino”. Ma come succede abitualmente dopo il danno….anche la beffa!! E nel silenzio assordante della politica provinciale .“Molti professionisti del settore si sono trovati con una busta paga in negativo e/o con uno stipendio non erogato per il mancato volume di prestazioni sanitarie che, invece, l’Asl di Latina, il cui management è tanto osannato dal Pd e dal governatore uscente Nicola Zingaretti – dovrebbe erogare e che da tempo non fa. E quando l’ha fatto – conclude Antonio Di Rocco – ha effettuato anche calcoli errati costringendo gli operatori del settore a restituire al suo datore di lavoro, l’Asl stessa, ore/giorni di lavoro regolarmente effettuati…” . Di Rocco, preannunciando il suo impegno nel prossimo consiglio regionale per la risoluzione di questa e di altre emergenze che stanno condizionando il corretto funzionamento di importi servizi sanitari, avanza alcuni quesiti: “L’assistenza domiciliare integrata in provincia di Latina è ancora un servizio pubblico a carico del servizio sanitario nazionale o sono i professionisti impiegati costretti a pagarlo? Perché gli effetti del mancato rispetto dei decreti regionali in materia e la cattiva gestione del servizio devono cadere puntualmente e negativamente sul cittadino utente?”