Non si può chiedere a chi non ha incassato un euro durante il lungo lockdown e che fa ancora un’enorme fatica a rimettersi in piedi di pagare il saldo e l’acconto delle imposte sui redditi e tutti gli altri versamenti tributari ed adempimenti fiscali in scadenza nei mesi di luglio e agosto. Sono azioni del genere che minano la ripartenza, condannano a morte il tessuto produttivo e creano tensioni sociali. Non si può chiedere uno sforzo del genere a chi è sul lastrico, vanificando in tal modo gli enormi sforzi fatti con i diversi Decreti, necessari per dare un po’ di ossigeno al Paese ma che ci hanno costretto a indebitare anche le future generazioni. Occorre una proroga. Uno strumento ancor più necessario considerando il dumping fiscale che subiamo da altri Paesi dell’Ue, i cosiddetti frugali, che poi si ergono a paladini della buona tenuta dei conti e cercano in ogni modo di ostacolare gli aiuti necessari all’Italia. A tal fine ho scritto una lettera al ministro dell’economia e finanze, Roberto Gualtieri, chiedendo un suo intervento affinché dopo il Covid-19 non sia questa volta il Governo ad assestare un colpo che potrebbe risultare fatale a troppe aziende. Le giuste preoccupazioni della Ragioneria per i conti pubblici passano in subordine rispetto ai margini di flessibilità sull’indebitamento straordinariamente giustificati dall’emergenza e post emergenza sanitaria. Vanno poi considerati gli adempimenti straordinari richiesti ai professionisti per assistere le imprese durante l’emergenza Covid e le limitazioni lavorative, che hanno limitato fortemente il tempo ordinariamente impegnato nella predisposizione di dichiarazioni e liquidazione di pagamenti. Basta una semplice moratoria delle sanzioni per chi potrà ottemperare agli obblighi fiscali, con notevoli sacrifici, non prima del 30 settembre. Il Governo guardi al Paese reale.