Nei giorni scorsi ho promosso insieme alla collega Ilaria Fontana ed al consigliere regionale e vice presidente della commissione sanità Loreto Marcelli un nuovo accesso agli atti nei confronti di Asl Latina. A sei mesi dalla prima visita conoscitiva compiuta presso l’ospedale Dono Svizzero di Formia – Dea di I livello, ed a 6 anni dall’acquisto dell’apparecchiatura, chiediamo conto del mancato funzionamento.
Il primo accesso aveva evidenziato che 39 passaggi burocratici nel corso dei quali le carte erano state rimpallate tra Asl Latina, Regione e Comune di Formia evidentemente non sono stati sufficienti a mettere a disposizione questo tipo di diagnostica, costringendo i pazienti a rivolgersi al privato. Analogamente abbiamo richiesto spiegazioni anche circa la mancata istallazione dell’apparecchiatura radiografica nel comune di Sezze, mentre non ho ancora ricevuto risposta per Ventotene.
Secondo quanto affermato a più riprese dal direttore di Asl Latina Giorgio Casati, i Punti di Primo Intervento, sette in provincia di Latina, non chiuderanno. Ne abbiamo preso atto ma, poiché la versione sulle ipotesi di trasformazione è già cambiata più volte abbiamo chiesto i dati in base ai quali si sta operando. Nel frattempo i nostri attivisti sono scesi in piazza in tutta la provincia per contrastare salti nel buio.
Infine mi giunge notizia che il comitato ministeriale incaricato di verificare i Lea (livelli minimi di assistenza), pur verificando la sussistenza dei requisiti richiesti per l’uscita dal commissariamento, ha sottolineato come l’assistenza “residenziale” “registra (nell’intera regione Lazio) uno scostamento non accettabile rispetto al valore di riferimento”. Ogni mille anziani residenti sono disponibili solo 5,44 posti letto, mentre i ricoveri fuori regione sono il 9,3%. Il rapporto è critico anche verso i posti dedicati ai disabili e l’utilizzo ‘primario’ dei parti cesarei.
Valori che la dicono lunga su come sia stato gestito il commissariamento, tuttora in corso, del presidente Zingaretti.