Viaggiando ieri mattina su uno dei regionali diretti a Roma ho notato con sconcerto l’assenza del necessario distanziamento sociale. Mentre i trasporti pubblici vengono indicati come uno dei principali problemi per la diffusione del virus e con l’ultimo Dpcm si è tornati a imporre di far viaggiare i mezzi al 50% della loro capienza, sul treno ho notato un vero e proprio assembramento. Ma il vero sconcerto l’ho avuto dopo essermi confrontato con le relazioni istituzionali di Trenitalia. Ho appreso infatti che sui regionali, quei convogli su cui quotidianamente salgono centinaia di pendolari, studenti e lavoratori, è stato fissato il limite del 50%, ma senza distanziamento. In pratica, seguendo la logica di Trenitalia, a differenza di quanto avvenuto all’inizio della pandemia, si possono anche occupare quattro posti attaccati l’uno all’altro, purché poi vengano lasciati liberi i quattro successivi. E sempre secondo Trenitalia un capotreno dovrebbe da solo essere in grado di controllare tutte le carrozze e impedire l’accesso ad altri passeggeri una volta raggiunta la capienza massima. Così è una presa in giro, ma soprattutto così ci faremo assai male. Nell’attesa di altre corse e di aumentare il numero delle carrozze, temo che in tali condizioni il rischio di contagi sui regionali sia elevatissimo e in tal modo che sia altrettanto elevato il rischio di arrivare in fretta a un nuovo lockdown, con le conseguenze disastrose che comporterebbe da un punto di vista economico. Salvaguardare la salute dei viaggiatori è un obbligo e lo è ancor di più considerando che chi viene colpito dal virus finisce per contagiare familiari fragili, perché malati o anziani, mettendoli in pericolo di vita. Occorre invertire rotta e farlo senza perdere neppure un attimo di tempo