Tutti e tredici gli imputati sono stati rinviati a giudizio per un caso che ho sempre visto come un grande scandalo, un oltraggio che ha lasciato una cicatrice profonda nell’anima di Gaeta.
Tutto ebbe inizio nel 2021, quando il consigliere Franco De Angelis, costantemente vigile sugli affari amministrativi del comune, segnalò una vendita assurda: un’area di circa 3000 metri quadrati, con un vasto edificio comprendente un bar, nel cuore del centro cittadino, alienata per una misera cifra di 400.000 euro.
In quel periodo, in veste di parlamentare eletto del territorio, sentii il dovere di rivolgere domande al ministro competente per ottenere spiegazioni. Dopo quattro mesi di totale silenzio, per richiamare l’attenzione su questo vergognoso affare, decisi di coinvolgere il maggior numero possibile di colleghi parlamentari, convinto che non si potesse far passare inosservata un’operazione tanto ignominiosa come alcuni avrebbero voluto. Riuscii a ottenere la firma di circa trenta deputati per un’ulteriore interrogazione parlamentare che desse la giusta risonanza alla questione. Così, il 27 maggio 2021, venne pubblicata la mia seconda interrogazione. Pochi mesi dopo, la Procura di Cassino iscrisse nel registro degli indagati tutta la giunta comunale di Gaeta, un dirigente, il nuovo proprietario di una società costituita post-vendita, e i membri del CDA del consorzio industriale, tra cui Salvatore Forte.
Di quest’ultimo, mi rimase impressa l’occasione in cui fui invitato all’inaugurazione del cantiere ferroviario Littorina, non lontano dal suddetto piazzale. Ricordo la leggera pioggerella che bagnava i presenti, mentre più abbondante sembrava essere la saliva e la retorica che fuoriusciva da certe bocche mentre cercavano di lusingare l’ex presidente della regione Zingaretti. In seguito, tutti posavano con falsi caschi da cantiere per le foto, in una delle più tristi manifestazioni a cui ho partecipato. Quel cantiere ebbe una breve esistenza, bloccato da un’operazione dei carabinieri contro il clan Moccia di Napoli. Un amministratore della società appaltatrice era legato al clan e quindi colpito da un’interdittiva. Oggi quel cantiere è diventato una dimora per topi, serpenti e rifiuti, creando una grave crisi per le attività commerciali della zona, avendo interrotto il collegamento tra le due strade. È incredibile come due enormi scandali abbiano avuto luogo a pochi metri di distanza, entrambi legati allo stesso piazzale. Non soddisfatto, nel 2022 organizzai una manifestazione per sensibilizzare la cittadinanza. Fu un successo: la piazza di fronte al bar era gremita di persone molto interessate a capire come fosse stato possibile cedere un patrimonio cittadino a privati, o meglio, agli amici degli amici. Ora, la giustizia sta facendo chiarezza e noi ci schieriamo dalla parte della verità, sperando che chi ha sbagliato paghi per le proprie azioni e che il patrimonio torni ai cittadini di Gaeta. E’ vergognoso che il comune non si sia costituito parte civile, non chiedendo il risarcimento dei danni alla città. Tuttavia, prima ancora della giustizia, auspico che emerga lo sdegno pubblico, la consapevolezza che certi individui, che hanno fatto strame delle istituzioni, non dovrebbero mai avere potere decisionale nell’amministrazione pubblica. Qui entra in gioco il ruolo fondamentale dei cittadini.
Mi piace concludere con un adagio che trovo adatto a questo contesto: “Cittadini consapevoli sono il pilastro di una società giusta. La giustizia senza consapevolezza è come un faro privo di luce”. Ecco perché, al di là delle aule di giustizia, è essenziale che la comunità rimanga vigile, informata e pronta a difendere l’integrità della nostra città.